Se devo essere sincera sono arrivata alla 53° edizione di Vinitaly con l’intenzione e l’ispirazione di degustare e scrivere vini Siciliani.
Di descrivere e capire meglio questa regione così distante fisicamente da me ma molto affine per colori e sapori.
Inizio però come consuetudine il mio Vinitaly dal Veneto, la mia regione di appartenenza, luogo del cuore e delle radici.
Proseguo nello spazio dedicato alla FIVI Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, che si occupa di rappresentare la figura del Vignaiolo difronte alle istituzioni, a Roma come in altra sede, affianca e supporta i produttori chi di fatto produce vino dando alla loro categoria appoggio.
Degustando nello spazio Fivi vengo attratta dalla postazione e in particolare dalle etichette di Le Guaite di Noemi.
Non mi vergogno di dire di essere stata attratta in prima battuta dalle etichette, perchè un vino si vendeanche per la cura che si mette all’esterno della bottiglia.
Mi accoglie Noemi solare e comunicativa, sopratutto quando parla del suo prodotto, del suo vino come del suo olio, il suo motto:
Non è questione di moda, di denaro o doveri… è solo questione di Amore.
Un’ amore per la vigna nato a soli 8 anni, quando inizia a incamerare e a rendere propri quei profumi e quei sentori che oggi le hanno permesso di prendere in mano l’azienda di famiglia.
Azienda nata nel 1987 quando il padre Stefano Pizzighella acquista un piccolo frantoio a Mezzane di Sotto.
In un secondo momento inizia ad allevare anche la vite nella parte collinare più alta chiamata Le Guaite.
Nel 2002 le vigne iniziano a produrre e di inizia a vinificare i tipici vini della Valpolicella, si perchè Le Guaite vinifica solo in rosso, i vini prodotti sono:
Valpolicella superiore;
Valpolicella ripasso;
Amarone della Valpolicella;
Recioto della Valpolicella;
Tano IGT rosso Veronese;
Tisbe IGT rosso Veneto;
Ma durante la degustazione a Vinitaly la mia attenzione si è soffermata su Solitario IGT rosso Veneto, un vino che sostanzialmente è prodotto con il metodo e le uve che compongono l’Amarone, raccolta a mano, cernita, selezione, appassimento, e qui la differenza, il Solitario fa un mese in più di appassimento rispetto al cugino più blasonato.
Il Solitario nasce per errore come per errore a suo tempo è nato l’ Amarone, chissà che col tempo il successo sia lo stesso.
Un risultato finale al palato entusiasmante, più corposo in bocca di un’Amarone ma allo stesso tempo più armonico e piacevole.
Un vino che io immagino in degustazione in un momento di relax. Un vino da meditazione, per una serata tranquilla magari in compagnia della persona amata.
Abbinato ad un dolce non troppo dolce, penso a una torta foresta nera mono porzione, cioccolato fondente, cacao amaro, ciliegie per le quali è quasi arrivata la stagione ideale nelle nostri valli Venete.