Quo vadis? Dove stiamo andando, il filo conduttore della 33° edizione del Merano Wine Festival in programma dall’ 8 al 12 novenbre nella città Altoatesina.
Dove va il mondo vinicolo e agroalimentare in un momento storico contrassegnato da continui cambiamenti un po’ in tutti gli ambiti, clima, tecnologie, sostenibilità. Per non parlare del calo dei consumi e della conseguente sovrabbondanza di prodotto.
Bere e mangiare meglio, selezionando e scegliendo consapevolmente di cosa nutrirsi, può essere considerata la prima forma di riciclo? E quindi sostenibilità
Merano si prepara anche per il 2024 ad ospitare una delle più belle e complete manifestazioni dedicate al mondo enogastronomico, cinque giorni di talk, masterclass, degustazioni ed eventi, che prendono il via l’ 8 novembre con bio&dynamica, dal 9 all’ 11 novembre il festival , il 12 novembre catwalk champagne e more, tutto all’interno della splendida location che è il Kurhaus, nel cuore della città.
Chi sarà presente al MWF avrà l’occasione di assaggiare le prelibatezze eno gastronomiche, ma anche beer e spiritz che si sono aggiudicati uno dei premi The Wine Hunter 2024, selezionate per voi dalle 14 commissioni e da Helmuth Köcher in persona, chissà quale dei 150 prodotti nominati si aggiudicherà il riconoscimento Platinum, lo scopriremo durante la giornata inaugurale del Merano Wine Festival.
Sarà presente al festival una vasta selezione di vini Piwi e in Anfora, per altro va ricordato che il Merano Wine Festival in collaborazione con Vinitaly ha dato vita, lo scorso giugno, alla prima edizione di Amphora Revolution, presso le Gallerie Mercatali di Verona.
Merano Wine Festival
Personalmente credo che questa manifestazione sia anche un buon inizio per chi vuole approfondire anche solo uno dei quattro punti toccati in questa edizione:
Wine
Food
Beer
Spirits
Tutte e tante eccellenze selezionate in una sola location, che possono essere degustate da tutti, a differenza di altre manifestazioni per cui alcuni marchi sono avvicinabili solo su invito.
Non mi resta che lasciare di seguito il link al sito, dove troverai tutte le info, e noi ci aggiorniamo dopo il festival per le impressioni e gli assaggi al Merano.
Il settembre veronese inizia con un’evento dedicato al Vino Soave, l’eccellenza vitivinicola che rappresenta Verona nel mondo. La location è la terrazza del Circolo Ufficiali di Verona, il momento è al tramonto di una bellissima serata settembrina, una di quelle sere leggermente fresche in cui gustare un calice di buon vino è solo un piacere.
L’evento dedicato al celebre vino veronese, organizzato dal Consorzio di Tutela del Soave in collaborazione con la Strada del vino Soave, che mira a raccontare territorio, con tutte le sfumature che terreno e posizione possono regalare, far conoscere caratteristiche, comprendere freschezza e longevità perché almeno nel caso del Soave una non esclude l’altra. Un’evento dedicato ad operatori ma anche appassionato e wine lover.
Oltre 40 aziende che hanno preso parte alla giornata dedicata al vino prodotto con la Garganega, master class, convegni, talk show, fino ad arrivare in serata alle degustazioni aperte al pubblico, in cui ogni singolo produttore può illustrare e ovviamente far assaggiare la loro migliore espressione di Soave.
Il focus
Ne esce un’idea di Soave moderno, attento e competitivo sul mercato, se pur mantenendo la propria identità e le radici ben salde nel territorio e nelle tradizioni. Un vino talmente semplice da risultare quasi complicato all’assaggio, complesso individuare marcatori, sentori, sfumature, che variano in modo assoluto in base a posizione, esposizione e terreno dei vigneti.
Un prodotto che fa parte del territorio, e allo stesso tempo rievoca il territorio stesso solo pronunciando il suo nome, questo è quello che succede quando un prodotto è indissolubilmente legato ai luoghi in cui è nato e cresciuto.
Chi segue il mio blog sa che dopo aver partecipato all’evento parlo nello specifico di una o più realtà, oggi ti parlo dell’ Azienda Agricola Carlo Alberto Negri, che con il suo Soave diretto e minerale mi ha regalato note particolari, rievocando i profumi dei Riesling.
Piccola cantina situata a Mezzane di Sotto, piccola produzione, poche bottiglie di Soave circa 2000, 100% Garganega, viti che hanno 30 anni di vita, schietto e deciso, minerale e sul finale salino, al naso note sulfuree, una piacevole scoperta che merita una visita in cantina per scoprire anche gli altri vini prodotti.
Inaugurata il 25 febbraio 2024 la terza edizione di Slow Wine Fair, un’anno dopo gli espositori passano da 600 a 1000, con oltre 5000 etichette in degustazione.
I numeri confermano la crescita della manifestazione che si svolge nei padiglioni di Fiera Bologna, per l’edizione 2024 l’obbiettivo è pretenzioso, cambiare l’approccio del consumatore verso l’agricoltura attraverso la produzione del vino.
Edizione 2024
Direi che l’argomento calza a pennello con i fatti di cronaca dal mondo agricolo che stiamo leggendo in questi mesi.
Un mondo di paradossi, una manifestazione così bella, che attraverso la guida Slow Wine parla di biologico, biodinamico, di cantine che non sprecano risorse.
Anzi innovano, e poi leggiamo di agricoltori pagati per lasciare gli appezzamenti incolti, e in qualche modo favorire gli accordi commerciali.
Sono del parere che serve, serve tutto per far aprire gli occhi ai consumatori, e far capire a tutti che i prodotti vanno “cercati” nei luoghi giusti. I vini vanno acquistati in cantina o dalla cantina attraverso e-commerce, e così anche gli altri prodotti, che si tratti di un formaggio o verdura.
Le aziende
Le quasi mille aziende presenti hanno sposato filosofie che spaziano dalla riduzione della chimica in vigna o addirittura il bando totale di questa attività.
Rispettano l’ambiente non sprecando risorse, quindi in questo modo tutelano il terroir che li circonda e che è fondamentale per la creazione del prodotto finale.
Il 50% delle aziende presenti sono certificate biologiche o biodinamiche, visitando i vari produttori si è parlato spesso di questi temi, devo dire con assoluta leggerezza, senza le demonizzazioni del passato.
Oramai le pratiche che non prevedono azione chimica sono entrate di fatto nelle operazioni usuali e non spaventano più.
Negli ultimi 10 anni la coltivazione della vite a biologico e cresciuto del 145%, con percentuali variabili nelle varie regioni.
L’atmosfera tra le postazioni è rilassata, di dialogo e scambio di opinioni, tanta gente, appassionati, addetti ai lavori, fa piacere vedere tanta affluenza e sete di conoscenza e accrescimento.
L’ Amaroteca
Si conferma la presenza della Fiera dell’Amaro d’Italia, un’area dedicata al mixology con la presenza di 23 aziende d’eccellenza.
Chicche di produttori selezionati che attraverso Masterclass e Slow Bar puntano a creare momenti d’incontro, condivisione e conoscenza di questo mondo così vario.
Per la maggior parte dei consumatori l’amaro (o simili) è qualcosa da consumare a fine pasto, per terminare una cena con una coccola, invece ad esempio esistono Vermouth con cui preparare deliziosi aperitivi.
Giocando in casa di notevole rilevanza i prodotti diEnsiana, realtà veronese tutta da scoprire.
Il mio Slow Wine
Credo sia risaputo che scrivo sul blog solo dopo aver visitato un’evento, perché?
Scrivere di un qualcosa che non si è vissuto è come copiare qualcosa che qualcuno ti ha suggerito, invece a mio avviso nelle mie parole oltre ai dati sono inseriti anche aneddoti e momenti che altrimenti non avrei potuto conoscere.
E quindi sono qui a raccontare la realtà che forse mi ha più colpito, certo assaggiare tutte le 1000 aziende è praticamente impossibile, almeno in un giorno solo.
Per questo prima di partecipare a una manifestazione creo una specie di lista con le realtà da visitare ed assaggiare.
Oggi ti porto in Sicilia con i vini di Cantine Barbera, in particolare ti parlo di Ammàno un vino naturale da una Zibibbo vinificato secco.
Se visiti il sito la prima cosa che vedi è questa frase:
“Mi chiamo Marilena Barbera
e sono una vignaiola indipendente.
Vivo e faccio il vino a Menfi, in Sicilia.”
Ne traspare carattere e allo stesso tempo calore, quel calore che si ritrova nel calice.
Cantina a Menfi, terreno difficile che va capito e dominato, produzione biodinamica rispettosa del territorio e del prodotto finale, senza forzature.
Il mare, i suoi venti, il sole fanno la loro parte nel dare ai vini il carattere che poi si trova nel calice.
Ammàno a sottolineare l’artigianalità di questo vino dalla piccola produzione, persino l’etichetta è scritta a mano, d’altra parte la produzione di questo vino è totalmente manuale, in ogni sua fase.
Un prodotto artigianale in tutto e per tutto, circa 2000 bottiglie l’anno.
Zibibbo 100% fermentazione spontanea con lieviti selvaggi, un vino che all’assaggio ti ricorda per un nano secondo che stai bevendo Zibibbo.
Il ricordo nell’immediato è quello del celebre vino dolce, ma viene subito bilanciato da sapidità, salinità e sentori di erbe aromatiche molto piacevoli.
Un grande vino bianco che trova il suo perfetto abbinamento con il pesce, in particolare crudo come ostriche e ricci di mare, prodotti del mare dal grande sentore salino che si sposano alla perfezione con questo calice.
Domenica 2 aprile si apre ufficialmente l’edizione nr 55 di Vinitaly, la manifestazione italiana più importante in ambito vino. Anche per questa l’edizione Vinitaly 2023 ti racconterò l’appuntamento con Young to Young, la master class che racconta giovani produttori attraverso giovani addetti ai lavori, in modo smart e veloce.
Per quel che mi riguarda il modo migliore che ho per raccontare un’evento è il mio blog, si ok ci sono le stories si Instagram per raccontare il momento, ma dopo 24 ore cosa ne rimane?
Ma veniamo a noi, l’appuntamento è per domenica 2 aprile Pala expo ore 15.00, per apprendere, assaggiare, capire, interpretare e poi raccontare. Capire realtà, territorio e vino, ma anche percepire quel qualcosa in più, e saper raccontare tutto nel migliore dei modi.
Perché una cosa è certa se Paolo Massobrio e Marco Gatti hanno selezionato i produttori di cui ti parlerò tra poco è perché hanno quel qualcosa in più. Tre sono le cantine e i vini in degustazione, conosciamoli assieme.
Brugnano vini:
Inizia con i fratelli Francesco e Giuseppe Brugnano la nuova era di questa cantina che produce vini da cinquant’anni. Una nuova visione, contemporanea e dinamica, capace di accorciare le distanze tra chi produce e chi consuma. Orgogliosi delle proprie radici, fedele al valore di un’unicità da difendere e tutelare.
Realtà attenta a una produzione sostenibile, con vigneti impiantati tra i 300 e 500 mt di altitudine si estende per 15000 m2 si avvale oggi delle più innovative tecniche di vinificazione.
La cantina ha sede a Partinico nella Sicilia nord-occidentale ed è di recente ristrutturazione.
Il vino in degustazione oggi è un Metodo Classico prodotto con vitigno Catarratto, Francesco ci presenta un vino dal perlage sottile ma persistente, floreale al naso, in bocca minerale e avvolgente, fermo restando il carattere dato dal vitigno.
Cantina fondata nel 1982 in una zona che fin da subito pare vocata per la produzione di bollicine metodo classico.
Il nome Revì deriva dal toponimo della zona di produzione, zona che secondo la leggenda era votata alla coltivazione di una vite dalla quale si otteneva un vino superiore, regale: il “Re vin”, Revì
Revi oggi è una cantina affermata e riconosciuta per la produzione di Trento DOC, vari sono infatti le tipologie prodotte della celebre bolla, un’attenta cura della vite contraddistingue questa realtà che negli anni ha saputo realizzare e perfezionare le tecniche apprese sui libri di scuola.
Blasé un Metodo Classico Trentino con tutto il carattere che ci si può aspettare da una bolla di montagna, sentori di tostato, di fieno e frutta secca, un perlage persistente ma mai invadente.
Una storia di famiglia che parte nel dopo guerra con il nonno Pietro che acquista una vasta proprietà a Bertinoro, la proprietà comprende anche una parte coltivata a vigneto, ma il sogno del patriarca è avere un grande uliveto, quindi quando una vite moriva veniva sostituita con un’ ulivo.
Nel 1992 Giovanna Madonia prende le redini della cantina non solo ripristina i vigneti ma addirittura li amplia, con costanza e testardaggine perché il suo desiderio era produrre grandi vini.
La produzione della cantina si divide tra Sangiovese ed Albana primo vino italiano ad ottenere la DOCG, ora la superficie vitata è di 14 ettari e Giovanna continua il suo progetto aiutata dalle quattro figlie.
Albana in purezza dal colore oro intenso, sapido, fresco, avvolgente, se dovessi descrivere questo vino in una parola direi schietto.
Merano Wine Festival 2022 edizione 31^, il tema e filo conduttore di questa edizione è la sostenibilità, argomento per fortuna molto sentito negli ultimi anni, di cui si parla spesso e si cerca sempre di più di fare per raggiungere dei risultati.
Respiro e grido della terra il life motive che anima Merano Wine Festival 2022 in scena dal 4 all’8 novembre nel cuore della città Alto Atesina, passato, presente e futuro uniti in un tema, una manifestazione, un pensiero, con la consapevolezza di quali sono le proprie radici, individuando però la strada da intraprendere e seguire.
MWF22
Incontri e approfondimento su temi importanti come la mancanza d’acqua, l’ innovazione e sicurezza alimentare e creazione di una filiera sempre più sostenibile, fino ad arrivare alla certificazione vitivinicola. Dimostrazione pratica di tutto ciò attraverso l’approfondimento di alcuni casi come ad esempio Abruzzo Sostenibile.
A come Arte, è impossibile partecipare al Merano Wine Festival e non pensare all’arte, ci si ritrova catapultati all’interno di palazzi stupendi, con sale che trasmettono bellezza artistica da ogni centimetro.
Molte le iniziative durante la manifestazione anche appunto sul tema arte, la partnership con Merano Arte che ospita un’anteprima di MWF in collaborazione con Casabella New Italian Wineries and Architecture.
Anche uno sguardo all’arte mixology, martedì 8 novembre otto bartender provenienti da tutta Italia si sfideranno utilizzando gli ingredienti della mistery box The WineHunter per il The WineHunter Globe Platinum, titolo di miglior Bartender Cocktail, miglior Basterder Drink e miglior locale d’Italia.
Come ogni edizione un ricco carnet di eventi, tra talks, ben 12 masterclass, show cooking, presentazioni di libri e il fuori salone Red Wave che anima la deliziosa città che è Merano.
Oltre 700 prodotti selezionati e premiati con il The WineHunter Award dalle commissioni della manifestazione, che possono essere degustati all’interno del Kurhaus e della Gourmet Arena, da non dimenticare inoltre le oltre 330 etichette presenti a The WineHunter Area.
Gusta de Gusta MWF22
Ho visitato, perlustrato, assaggiato vini e prodotti nel Kurhaus e limitrofi per due giorni, per quella che per me è la manifestazione più bella dell’anno. Il clima che si respira, la location, le proposte e gli eventi creano l’atmosfera perfetta, quella dei grandi eventi, quella che non delude mai.
Sabato mattina 10.30 arrivo alla manifestazione e con una certa gioia vedo una fila interminabile di persone che pazientemente attende di entrare, da qualche anno per i motivi che tutti sappiamo gli eventi o erano contingentati o proprio non venivano organizzati, sempre più aria di normalità.
Tuttavia perlustrando sale e postazioni si faceva sempre più forte la convinzione che per questa edizione non avrei parlato di singole realtà, ma di Consorzi e di progetti comuni.
Mi occuperò di spiegare alcune realtà che conosco bene, perché del mio territorio, ma anche altre di cui fino alla mia visita a Merano avevo solo sentito parlare.
Consorzio Roma Doc
Per questa giovane realtà è il primo anno a Merano Wine Festival, un consorzio nato nel 2011, ma si percepisce la grinta con la quale si presenta in questa manifestazione parlando con il presidente Tullio Galassini.
Un Consorzio che festeggia a Merano il milione di bottiglie prodotte e i 7 anni dall’istituzione della DOC Roma.
Un po’ di dati: 175 ettari vitati, 1516000 bottiglie prodotte, molti gli investimenti in termini di filiera da parte del consorzio e grade soddisfazione per la risposta positiva della ristorazione all’inserimento in carta dei vini della Doc Roma.
Circa 80 aziende fanno parte del Consorzio, si estendono su di un terreno che è un ‘alternarsi di colline e pianure, altitudine varia tra 0-600 mt, la presenza del mare, dei venti e dell’esposizione a sud creano un micro clima perfetto per la realizzazione di vini anche strutturati.
Vengono coltivate molteplici varietà a bacca rossa e bianca come: Aglianico, Aleatico, Bellone, Barbera, Greco bianco, Greco nero, Moscato di Terracina ecc, la produzione è regolamentata da disciplinare che ne delimita l’area di produzione, indicata così come segue: la zona centrale del Lazio fino ai territori litoranei, Colli Albani, Colli Prenestini e la Sabina Romana.
HEVA Heroes of Europe: Volcanic Agriculture
Cosa hanno in comune le realtà elencate qui sopra? Il terroir, sono tutte produzioni su suolo Vulcanico, ha preso il via a maggio il progetto HEVA, programma che per i prossimi tre anni vedrà la collaborazione di quattro realtà distanti tra loro anche migliaia di km, ma con molto in comune.
Il Soave vino bianco fermo che trae appunto dal suolo vulcanico a est di Verona molte delle sue caratteristiche sensoriali, come la mineralità;
Lessini Durello vino spumante prodotto con uva Durella nel territorio vulcanico che unisce Verona e Vicenza, anche qui note dure appunto e minerali la fanno da padrone;
Formaggio Monte Veronese DOP prodotto in Lessinia la fascia montana a nord di Verona che si estende dal Lago di Garda fino al confine con la vicina Vicenza;
Santo Wines è l’unione delle cantine che producono vino sull’isola vulcanica di Santorini in cui la viticoltura trovò radici ben 3500 anni fa;
Realtà con diversi punti in comune, dicevamo il suolo vulcanico, ma anche tutte realtà affermate e conosciute singolarmente, che hanno deciso di “fare squadra” per crescere, comunicare assieme un terroir, creando sinergia, e quindi energia, come la forza che sprigiona un vulcano.
Approdano anche al Merano Wine Festival 2022 insieme, presentando progetto e i loro prodotti assieme, quale vetrina migliore per un progetto internazionale.
Ai piedi dei vulcani si è sempre sviluppata un’attività molto produttiva, il terreno ricco di nutrimenti ha sempre condotto l’uomo verso l’agricoltura così detta “eroica”, pericolosa e difficile.
Il ritorno al lavoro dopo le vacanze porta con se una lieta novella, ad ottobre torna Inconfondibile Festival, manifestazione che promuove la conoscenza dei vini prodotti con metodo ancestrale e rifermentati in bottiglia.
Più precisamente domenica 23 lunedì 24 ottobre al The Westin Palace di Milano, una due giorni di assaggi, conoscenza e comprensione di vinificazione che si può definite anche solo utilizzando la parola naturale, col fondo, sur lie o sui lieviti che dir si voglia.
Una manifestazione intera che celebra tecniche secolari, metodi che se inventati oggi sarebbero etichettati come “amici dell’ambiente”, quando l’antico è più attuale che mai. Parliamo di vini che hanno un potenziale evolutivo immenso, ma allo stesso tempo sono vini sinceri, che stupiscono anche senza tanti fronzoli.
Ho partecipato a Inconfondibile per la prima volta nel 2021, per me è stato anche il primo vero approccio con questo mondo, che da subito si è rivelato una dimensione fatta di belle realtà e grandi sinergie tra produttori. Aziende che oltre a produrre vino in modo naturale, fanno vivere la loro azienda in modo eco, anche attraverso la produzione di prodotti come il miele o addirittura l’allevamento del baco da seta.
Persone, aziende che sono state capaci di creare sinergie e collaborazioni, perché alla fine l’unione fa la forza, come tanti tasselli che si incastrano l’uno con l’altro. Un mondo che se vogliamo non è influenzato dalle mode che indirizzano i mercati in determinate direzioni. Perché sappiamo benissimo che anche il vino può essere moda, addirittura la forza di un mercato può chiedere varianti o modifiche alla struttura di un vino.
Metodo Ancestrale
Se vogliamo il Metodo Ancestrale è il capostipite della bolla, definiti anche vini ribelli, vini che alla beva hanno un corpo, non parlo di grado alcolico, ma di consistenza.
Al contrario i Pet Nat (altro modo per definire gli ancestrali) non sono caratterizzati da grado alcolemico elevato, vini torbidi perché molto spesso al loro interno contengono ancora lieviti, una bassa pressione che regala al palato una bollicina sottile e delicata.
Il Metodo Ancestrale si basa su una sola fermentazione, che avviene in parte in tini e successivamente in bottiglia. Quando gli zuccheri non sono del tutto esauriti il vino viene imbottigliato, l’anidride carbonica al termine della fermentazione rimane all’interno della bottiglia, il vino diventa così frizzante.
Rifermentati in bottiglia
Come descrivere in modo semplice un vino rifermentato in bottiglia… come dire un Metodo Classico non sboccato, e quindi senza l’aggiunta del liquor deexpedicion cosa che avviene invece per il famoso Champenoise.
Vini freschi di facile beva, ma che sanno regalare grandi sensazioni anche grazie ai lieviti presenti all’interno della bottiglia.
Come per il Metodo Classico avvengono due fermentazioni, il vino viene imbottigliato e fatto rifermentare in bottiglia, ovviamente mediante il controllo della temperatura.
E’ da dire che all’assaggio la differenza tra Metodo Ancestrale e Rifermentato in Bottiglia non è facile da cogliere, serve un palato molto allenato. Per questo e per fortuna aggiungo esistono manifestazioni come Inconfondibile, per approfondire e capire tecniche, differenze e cosa ancor più importante conoscere di persona chi il vino lo produce.
Non so se le spiegazioni ti sono sembrate complete, ma questo è anche il modo in cui penso di descrivere il vino nel mio blog, in modo essenziale e senza entrare in tecnicismi, stuzzicare la tua attenzione quel tanto per approfondire l’argomento durante la manifestazione o direttamente in cantina.
Dopo due anni di stop, e con un panorama internazionale tutt’altro che tranquillo torna protagonista l’ Amarone della Valpolicella. Nel cuore della ValpolicellaLa Verina dell’ Amarone 2022 ha il compito di riportare ai banchi d’assaggio il celebre vino veronese. Per dare modo a tutti di creare un contatto con questo grande vino da meditazione, addetti ai lavori o semplici appassionati.
La manifestazione rientra nel progetto della manifestazione Palio del Recioto e dell’Amarone che tradizionalmente si svolgerà a Negrar nel week end pasquale, per capirci dal 16 e 18 aprile.
Il Palio del Recioto e Amarone della Valpolicella
Il Palio è giunto alla 68′ edizione, torna nel 2022 ampliando ancora di più gli eventi e gli intrattenimenti.
Per le persone che vorranno trascorrere qualche ora tra le colline della Valpolicella, tra bellezza e un calice di vino.
Un programma che racchiude al suo interno territorio, eccellenza e cultura, con alcune novità sul fronte della degustazione dei vini, gastronomia, teatro e appuntamenti culturali passando dalle visite guidate alla “Villa dei Mosaici”.
Solo nominare il Palio del Recioto si respira già l’aria di festa paesana che questa manifestazione rievoca, ma il progetto è sempre più rivolto ai produttori vitivinicoli, e ad integrare il comparto produttivo nella manifestazione.
Non dimentichiamo che il Recioto era di fatto il vino prodotto e consumato abitualmente in tutte le famiglie della zona. Quindi mantenere vivo il palio vuol dire mantenere viva tradizione e cultura popolare.
Importante novità l’apertura al pubblico della bellissima Villa dei Mosaici, visite guidate illustreranno ai fortunati il luogo che è da qualche anno al centro di un importante progetto di restauro.
Due giorni di degustazione si sono svolte il 26 e 27 marzo nella splendida location di Villa Mosconi Bertani vicino a Negrar, nelle splendide sale si sono date appuntamento 20 cantine:
Albino Armani
Villa Crine
Terre di Leone
La Marega
Benedetti la Villa
Manara
Roberto Mazzi
Paolo Cottini
Cantina Valpolicella Negrar
Tenuta Santa Maria
Damoli
Le Bertarole
San Rustico
Boni Alessandro
La Quena
Corte Martini
Villa San Pietro Winery
Franchini
Nepos Villae
Rubinelli Vajol
Ogni produttore ovviamente ha proposto in assaggio una o più annate di Amarone della Valpolicella, celebre vino rosso da meditazione. Con piacere devo dire che ho visto una forte presenza di giovani.
Presenti non solo per assaggiare il vino, ma soprattutto capire il prodotto e farsi guidare dal produttore all’interno di un percorso olfattivo e gustativo unico.
Sì perché diciamolo, quando si partecipa a una manifestazione che propone un prodotto di gran livello come l’ Amarone della Valpolicella è difficile trovare un vino con difetto.
La cosa che invece si deve fare è lasciarsi trasportare dai sensi e incantare dal racconto, cercare la sfumatura dettata dalla posizione del vigneto, differenze del terreno, e chi più ne ha più ne metta.
Perché anche se parliamo di una zona circoscritta non vuol dire che il prodotto finale sia uguale, la differenza geologica del terreno da zona a zona e l’esposizione del vigneto rispetto al sole rende la stessa denominazione molto diversa per alcuni punti.
Terreni per composizione di materiali diversa dona sentori diversi, ma anche la flora e la gestione della stessa creano diversità che poi si percepisce nel calice.
Avevo bisogno di tanta bellezza, dei luoghi, dell’atmosfera, dei prodotti, una bella giornata di sole circondata dal bello e inebriata dai profumi di frutta rossa e spezie che solo l’Amarone sa donare.
Trento è sempre una città piacevole ed accogliente. Con il suo ordine e la sua calorosa riservatezza, è un piacere tornarci soprattutto in primavera, quando Vinifera edizione 2022 apre i cancelli di Trento Expo.
Vinifera la Mostra Mercato, in una frase il riassunto di quello che rappresenta questa manifestazione.
Un luogo in cui i produttori mettono in “mostra” le loro creature, e dove i visitatori le possono assaggiare, comprendere grazie all’interazione immediata con chi ha dato vita al prodotto, e infine acquistare e portare a casa una parte di quell’esperienza.
Vinifera 2022
L’edizione 2022 vede in degustazione vini di montagna italiani, con rappresentanze di tutte le regioni interessate, per poi proseguire con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia.
Un’ulteriore balzo in avanti per la manifestazione che per questa edizione vede notevolmente ampliata la proposta di vini degustazione, e vede la presenza ai banchi di assaggio con vini biodinamici dell’ associazione francese Vignerons de Nature.
Sempre presente anche la proposta food, rivolta sempre più al consumo consapevole, che passa per la conoscenza della stagionalità ma anche per la conoscenza del ciclo produttivo, evitare gli sprechi e ricavare tutto il possibile dalla materia prima.
Una piccola nota, tanto per sottolineare la sensibilità degli organizzatori verso la sostenibilità, con il calice non viene consegnato il classico sacchetto porta bicchiere.
Se ci pensi viene quasi sempre buttato e trattandosi di tessuto lavorato si tratta di rifiuto non riciclabile.
La mia manifestazione
Chi mi segue sa che non pubblico mai sul blog prima di aver partecipato all’evento in questione, per me è come parlare di un luogo mai visitato e soprattutto capito.
Due cose porto a casa da Vinifera, la crescente presenza giovane a questo tipo d’eventi, presenza consapevole e interessata. Giovani che interagiscono con i produttori e sono interessati a capire il prodotto e la sua produzione.
La seconda cosa riguarda me e la mia consapevolezza in tema sidro, hai capito bene, questa volta non ti parlerò di vino, o meglio non ti parlo di vino prodotto con l’uva, ma di un prodotto figlio della fermentazione delle mele.
Devo ammettere che non ho una grande esperienza in merito, ma grazie all’incontro in fiera con Sidro Vittoria, posso dire di aver acceso in me la lampadina.
Quando incontri una persona che in cinque minuti fa nasce in te una curiosità persistente, che ti porta a scrivere della realtà che ti è stata raccontata vuol dire che ti è stato trasmesso amore e passione per il proprio lavoro, per la propria realtà produttiva.
Il progetto ha la sua sede in Cadore e mira a recuperare varietà di mele storiche, tradizionali e locali, adatte alla produzione di sidro. Frutteti al margine dei boschi in terreni anche scoscesi, le piante poggiano su terreni calcaree ed arenacee ce conferiscono ai frutti tratti minerali.
Prodotto con Metodo Classico, proprio il metodo utilizzato per produrre il famoso Champagne e gli Spumanti più pregiati, molte sono le fasi produttive che accomunano questo Sidro di Mele allo Spumante.
Una continua ricerca di varietà internazionali contraddistingue Sidro Vittoria, per creare equilibrio e bilanciatura nel prodotto finito.
Credo che a breve andrò a trovare sul campo (nel vero senso della parola) questa piccola realtà, perché quello che traspare dal racconto è la costante ricerca che li contrddistingue.
Finalmente dopo due anni è tornato il Merano Wine Festival in presenza, dopo l’edizione digital del 2020 imposta dalla pandemia. Il tema della 30° edizione Le ali della bellezza è un inno alla voglia di ripartire, pensare al bello, e perché no al bello che caratterizza anche il mondo wine e food.
Se per caso ti stai chiedendo in che modo un evento della portata del Merano Wine Festival possa ripartire in sicurezza, la risposta si trova nel termine organizzazione, ingressi contingentati anche nelle singole sale, mascherina e distanza maggiorata tra gli espositori, ampliamento degli spazi espositivi.
Sappiamo tutti ormai che quando parliamo di MWF parliamo eccellenza, esclusività che da 30 anni contraddistingue l’autunno meranese. La selezione di espositori che la manifestazione propone è il frutto di un lavoro lungo 365 giorni. Una selezione rigida, una giuria d’élite assegna il tanto ambito sigillo, Platinum, Gold, Rosso.
L’edizione si è svolta come di consueto nel Kurhaus, in GourmetArena, al Teatro Puccini, all’Hotel Terme Merano e in altri hotel meranesi. Diversi gli appuntamenti proposti oltre alla degustazioni dei 1300 espositori presenti in area food e wine, dalla presentazione di libri inerenti al tema vino, ad appuntamenti con i Consorzi di Tutela per la presentazione di nuovi progetti ed obbiettivi.
Il Merano Wine Festival è il primo evento organizzato in Europa che, dal 1992, punta sulla qualità selezionata in un ambienteelegante.. È stato il primo evento a realizzare un percorso sensoriale con un unico calice di vino, ed il primo in assoluto denominato WineFestival.
Il MWF deve essere visto come un forum di scambio di opinioni tra produttori e realtà differenti tra loro, professionisti del settore e consumatori, un confronto ai massimi livelli in ambito eccellenze. Ricorderò sicuramente l’edizione 2021 come la più vivibile in tema di rapporti umani, l’ingresso contingentato alle sale ha fatto in modo che si potesse interagire di più con i singoli produttori, creando dialoghi costruttivi e scambio di opinioni.
Le selezioni
Tutte le aziende produttrici che ambiscono a partecipare a questo evento esclusivo devono sostenere un iter di selezione severo e accurato. Durante tutto l’anno le aziende inviano i loro migliori prodotti per riuscire ad ottenere il premio The WineHunter Award, unico riconoscimento che gli permetterà di partecipare al Merano Wine Festival.
Non importa se si tratta di produttori vinicoli, food, birrifici, tutti devono seguire l’iter ben preciso per riuscire a partecipare alla manifestazione.
Location e appuntamenti
La location principale del Merano WineFestival è ilKurhaus, edificio storico di Merano e si affaccia sulla famosa Passeggiata Lungo Passirio Meranese e rispecchia l’eleganza della città.
Ogni sezione dell’evento si svolge in una prestigiosa location e in tutta la città di Merano: dall’Hotel Therme Meran, alla Piazza della Rena, al Teatro Puccini, fino al Corso della Libertà.
Le novità
Il Merano WineFestival ha dedicato una sezione anche al settore più in crescita negli ultimi anni, quello dei vini biologici, biodinamici, naturali, “orange” e PIWI, vitigni resistenti alle malattie, ossia Naturae et Purae bio&dynamica.
Le Masterclasses sono una sezione dedicata ad una varietà di degustazioni guidate di eccellenze enologiche nazionali ed internazionali con lo scopo di creare cultura e sapere, la conoscenza è tutto e imparare vuol dire progredire.
A chiusura del Merano Wine Festival, un’emozionante Catwalk Champagne, la sfilata di alcune tra le più famose case champagnistiche in abbinamento ad alcune selezionatissime eccellenze di culinaria che ben si sposano con lo Champagne: dominanti le aziende del settore ittico, quello dolciario e alcuni caseifici.
I calici che mi sono rimasti impressi
Indubbiamente è difficile individuare i preferiti in un solo giorno al festival, ma è senz’altro possibile con degustazioni mirate trovare delle chicche, anche se parlando già di eccellenze è anche facile come obbiettivo da raggiungere.
Due i vini che mi hanno impressionato, e se ti va te li spiego nelle prossime righe, magari chissà ti verrà voglia di assaggiarli.
Ti parlo di un Pinot Nero dell’Alto Adige, tipologia che conosco bene ma il prodotto di Josef Briglmi ha scaldato il cuore. Poi ci spostiamo in Valtellina e da Nino Negriparliamo di Sfurzat, per me la prima volta.
Pinot Nero Josef Brigl
I valori e i principi, il rigore che da 700 anni guidano questa cantina credo si ritrovino tutti nel calice che di va ad assaggiare “un buon vino nasce nel vigneto” una grande realtà oltre ad essere un dato di fatto.
E’ dalla cura in campo che prosegue poi in cantina che si ottiene un vino, in questo caso un Pinot Nero caldo ed avvolgente, sensuale, oserei dire vellutato e piacevolmente speziato.
Il profumo e i sapori dei frutti di bosco si percepiscono al naso e si ritrovano nel palato, un calice che crea calore e che emana passione, sicuramente adatto a piatti di carne robusti e formaggi stagionati.
Sfursat Carlo Negri
Da uve Chiavennasca detto anche il Nebbiolo lombardo, lo Sfusat Carlo Negri viene prodotto solo nelle annate migliori e in numero limitato di bottiglie, da una selezione delle migliori uve della Valtellina.
Pensa che i vigneti di questa cantina grazie alla loro esposizione ricevono le stesse ore di sole dell’isola di Pantelleria, immagina solo il sapore e i profumo di questi grappoli.
Uve sottoposte ad appassimento che donano al vino corpo, un vino robusto, com’è robusta una vite che vive e cresce direttamente sulle rocce della Valtellina, ovviamente parliamo di selezione del grappolo in vigneto e raccolta manuale.
Di sicuro da gustare in una serata fresca abbinato a un buon piatto di cacciagione.
Anche se non si è mai fermata riparte in grande Hostaria Verona 2021, con prevendite on line soul out, e il centro di Verona invaso dal buon vino e dalla voglia di testimoniare con un selfie, rigorosamente con calice pieno, un graduale ritorno alla normalità.
La settima edizione
Settima edizione ricca di eventi per questa manifestazione dedicata al vino che si svolge nel cuore della bella Verona, oltre 350 vini in assaggio, prodotti caseari del territorio, ma anche riso importante risorsa per il territorio, ma anche attenzione al sociale con le volontarie dell’ ANDOS che illuminano l’Arena di rosa per sensibilizzare nella lotta al tumore al seno.
Presenze e premi importanti anche per il 2021, come la chef stellata Cristina Bowerman e Francesco Moser a cui viene assegnato il premio “Paiasso” dedicato al regista attore Roberto Puliero.
Consegnati durante la manifestazione anche gli attestati della Guida dei vini di Verona “Verona Top 100“, manuale che ogni anno si pone come obbiettivo il raccontare i vini di un territorio meraviglioso.
Insomma Verona si conferma punto cardine nel settore wine anche grazie a manifestazioni come questa che mira anche a far avvicinare al vino persone che non hanno una competenza tecnica specifica.
I social a Hostaria
Per il 2021 è stato studiato un’impatto social di tutto rispetto, schierando nel vero senso della parola alcuni tra i più conosciuti wine influencer del panorama web italiano, per raccontare il festival live direttamente dalle sue piazze con i produttori.
Un’impatto se vogliamo diretto meno formale, senza però perdere la precisione la tecnica, ma raccontando i vini, le produzioni i perché in un modo che è sempre più parte del nostro vivere quotidiano, una stories, un post, sappiamo tutti che se in una persona si suscita curiosità quella persona poi approfondirà il tema.
Le conferme
Un percorso quello di Hostaria Verona che passa anche attraverso i Consorzi che tutelano i prodotti e che creano intorno ad essi forza e sinergia:
Durello e Friends
30 case spumantistiche presentano la naturale unicità dello spumante Lessini Durello Doc, all’interno della splendida Loggia in Piazza dei Signori, un grande spumante accattivante con tutte le sue sfaccettature.
Il Custoza
In Cortile Mercato Vecchio si presenta ad Hostaria il Consorzio tutela Vino Custoza, 50 cantine che propongono in degustazione un vino fresco ma dalle spiccate note aromatiche.
Garda Doc
Cortile Mercato Vecchio 54 vini in degustazione, per le bollicine che nascono dalle brezze del Lago di Garda. Uno spumante di un’area di produzione che si estende dalla Valtènesi alla Valpolicella.
Casa Lugana
Nella piazza dei veronesi Piazza Bra, quasi 100 referenze di Lugana nelle sue 5 diverse interpretazioni. il Lugana base, il Superiore, la Riserva, la Vendemmia Tardiva e lo Spumante, perfetta unione tra clima e territorio.
Presente anche per questa edizione il consorzio del Monte Veronese, in Piazza Bra con la sua “casetta” e le sue master class per capire e conoscere meglio il prodotto, e imparare l’abbinamento perfetto col vino
La mia “Hostaria”
Adesso come sempre le mie scoperte, se così le vogliamo chiamare, il vino o i vini che mi hanno impressionato, ovviamente in modo piacevole. Che hanno suscitato in me curiosità e necessità di approfondimento.
L’ anima artistica di Raffaella si percepisce subito dall’etichetta pulita ma d’impatto, voluta dalla proprietaria per rappresentare i suoi vini nel mondo.
Piacevolmente impressionata dal Soave DOC proposto in degustazione, prodotto a Soave zona Monte Foscarino, suolo vulcanico, presenza di calcare e terreno argilloso, queste componenti donano al vino sentori minerali che spiccano all’assaggio ma mai in modo predominante.
Al naso si percepiscono i fiori bianchi, la pesca e l’albicocca, ma anche la mela, un vino fresco e sapido di buona persistenza, che a mio avviso può sostenere abbinamenti gastronomici anche “spinti”, a mio avviso da provare con il luccio in salsa.
Meritano menzione anche le box regalo, con uno sguardo eco friendly in cartone riciclato, contiene ovviamente vino e prodotti del territorio.
Per chiunque si intenda un po’ di vino quando si nomina Verona la prima cosa che salta in mente è lui, l’Amarone.
Devo dire che da parecchio tempo non assaggiavo un’Amarone così coinvolgente, non troppo dolce, ma allo stesso tempo rotondo ed equilibrato.
I vitigni utilizzati sono i classici impiegati per il prodotto di cui stiamo parlando, Corvina, Corvinone, Rondinella, uve selezionate e raccolte a mano, riposano per circa 100 giorni in fruttaio a 120 mt di altezza, godendo così di ventilazione naturale.
Colore spettacolare rosso rubino che vira leggermente al granato, profumato, intenso di frutta rossa, ciliegia e note di tabacco persistenti, speziato. A differenza di molti Amarone assaggiati negli anni il Villa San Carlo invoglia all’assaggio successivo, invoglia alla meditazione, prendersi del tempo, degustare a pieno, senza fretta, perché alla fine l’Amarone è un vino da meditazione.
A mio avviso perfetto con formaggi stagionati, erborinati, da provare sicuramente con un blu di capra.