Young To Young 2023

Vinitaly 2023

Domenica 2 aprile si apre ufficialmente l’edizione nr 55 di Vinitaly, la manifestazione italiana più importante in ambito vino. Anche per questa l’edizione Vinitaly 2023 ti racconterò l’appuntamento con Young to Young, la master class che racconta giovani produttori attraverso giovani addetti ai lavori, in modo smart e veloce.

Per quel che mi riguarda il modo migliore che ho per raccontare un’evento è il mio blog, si ok ci sono le stories si Instagram per raccontare il momento, ma dopo 24 ore cosa ne rimane?

Ma veniamo a noi, l’appuntamento è per domenica 2 aprile Pala expo ore 15.00, per apprendere, assaggiare, capire, interpretare e poi raccontare. Capire realtà, territorio e vino, ma anche percepire quel qualcosa in più, e saper raccontare tutto nel migliore dei modi.

Perché una cosa è certa se Paolo Massobrio e Marco Gatti hanno selezionato i produttori di cui ti parlerò tra poco è perché hanno quel qualcosa in più. Tre sono le cantine e i vini in degustazione, conosciamoli assieme.

Brugnano vini:

Inizia con i fratelli Francesco e Giuseppe Brugnano la nuova era di questa cantina che produce vini da cinquant’anni. Una nuova visione, contemporanea e dinamica, capace di accorciare le distanze tra chi produce e chi consuma. Orgogliosi delle proprie radici, fedele al valore di un’unicità da difendere e tutelare.

Realtà attenta a una produzione sostenibile, con vigneti impiantati tra i 300 e 500 mt di altitudine si estende per 15000 m2 si avvale oggi delle più innovative tecniche di vinificazione.

La cantina ha sede a Partinico nella Sicilia nord-occidentale ed è di recente ristrutturazione.

Il vino in degustazione oggi è un Metodo Classico prodotto con vitigno Catarratto, Francesco ci presenta un vino dal perlage sottile ma persistente, floreale al naso, in bocca minerale e avvolgente, fermo restando il carattere dato dal vitigno.

Territorio – Cantine Brugnano

Revi Trento DOC:

Cantina fondata nel 1982 in una zona che fin da subito pare vocata per la produzione di bollicine metodo classico.

Il nome Revì deriva dal toponimo della zona di produzione, zona che secondo la leggenda era votata alla coltivazione di una vite dalla quale si otteneva un vino superiore, regale: il “Re vin”, Revì

Revi oggi è una cantina affermata e riconosciuta per la produzione di Trento DOC, vari sono infatti le tipologie prodotte della celebre bolla, un’attenta cura della vite contraddistingue questa realtà che negli anni ha saputo realizzare e perfezionare le tecniche apprese sui libri di scuola.

Blasé un Metodo Classico Trentino con tutto il carattere che ci si può aspettare da una bolla di montagna, sentori di tostato, di fieno e frutta secca, un perlage persistente ma mai invadente.

Reví Trentodoc (revispumanti.com)

Giovanna Madonia:

Una storia di famiglia che parte nel dopo guerra con il nonno Pietro che acquista una vasta proprietà a Bertinoro, la proprietà comprende anche una parte coltivata a vigneto, ma il sogno del patriarca è avere un grande uliveto, quindi quando una vite moriva veniva sostituita con un’ ulivo.

Nel 1992 Giovanna Madonia prende le redini della cantina non solo ripristina i vigneti ma addirittura li amplia, con costanza e testardaggine perché il suo desiderio era produrre grandi vini.

La produzione della cantina si divide tra Sangiovese ed Albana primo vino italiano ad ottenere la DOCG, ora la superficie vitata è di 14 ettari e Giovanna continua il suo progetto aiutata dalle quattro figlie.

Albana in purezza dal colore oro intenso, sapido, fresco, avvolgente, se dovessi descrivere questo vino in una parola direi schietto.

Giovanna Madonia | Società agricola

Ravioli di pesce

Ravioli di pesce con Cortese di Gavo DOCG

Guardando la foto di questi ravioli non senti voglia di festa, colore, carnevale? Lo so non è fritto, non è pesante, infatti è l’apoteosi della leggerezza, come dovrebbe essere leggero il periodo del carnevale.

Un connubio tra pasta fatta in casa, pesce fresco e ricotta aromatizzata con scorza di limone e aneto, che adoro con il pesce. La mia idea è quella di servire un unico raviolo a persona, cm 10×10, ma nulla ti vieta di creare ravioli più piccoli.

Ricetta che dà freschezza e leggerezza, idea perfetta anche per San Valentino, e in quaresima per i venerdì di magro.

Ho puntato sulla freschezza anche per l’abbinamento vino, con un Cortese di Gavi DOCG che arriva direttamente dal Piemonte, la cantina è Morgassi Superiore, una realtà che crede nella filosofia del viaggio e che con i suoi vini promette questo.

Un vino 100% Cortese di Loc. Sermoria Comune di Gavi, al naso e in bocca fresco, fruttato, spiccato sentore di agrumi, e questo mi è piaciuto per l’abbinamento del piatto in quanto rafforza la nota agrumata presente nel ripieno.

Vino che sicuramente ha un potenziale d’invecchiamento non indifferente, vista la struttura che lo contraddistingue.

Ingredienti per 4 persone:

Per la pasta:

  • 300 gr semola rimacinata di grano duro
  • 2 uova intere
  • 2 tuorli
  • Per la pasta viola 50 gr di semola e 50 gr di cavolo viola, un cucchiaino di aceto di mele
  • Per la pasta verde 50 gr di semola e 50 gr di spinaci

Per il ripieno:

  • 100 gr di tonno fresco
  • 150 gr di ricotta
  • Aneto
  • Limone non trattato
  • Olio evo
  • Sale
  • Pepe bianco
  • Fiori eduli

Procedimento per preparare i ravioli:

Premetto che io ho realizzato la pasta di tre colori differenti perché volevo dare al piatto un tocco carnevalesco, ma se vuoi puoi preparare solo la pasta classica.

Per prima cosa cuoci a vapore separatamente spinaci e cavolo viola, frulla entrambi con un frullatore a immersione e filtra con colino per ottenere una crema.

Prepara il ripieno, taglia a cubetti il tonno, in una ciotola mescola tonno e succo di limone, aggiungi anche il sale. In una ciotola lavora la ricotta con un filo d’olio evo, zest di limone e aneto.

Ora puoi creare i tre impasti, gli impasti colorati saranno composti da semola e crema di verdura, mentre l’impasto del raviolo vero e proprio sarà composto da semola e uovo.

Prepara gli impasti con planetaria o a mano sulla spianatoia, come vuoi, ma fai riposare trenta minuti coperto con pellicola.

Con la nonna papera stendi la pasta molto sottile, stendi tutti e tre i colori. Con la trafila dei tagliolini ricava le parti colorate del raviolo.

Appiccica sulla pasta neutra le tue “stelle filanti” rosa e verde, schiaccia con un mattarello in modo da unire pasta neutra e colorata.

Trasferisci la crema di ricotta in una sac a poche e crea il ripieno dei ravioli disegnando un quadrato circa cm 8×8 su di un foglio di sfoglia, aggiungi i cubetti di tonno.

Chiudi con una seconda sfoglia e premi bene il contorno del raviolo, taglia con un coppa pasta quadrato cm 10×10.

Cuoci in abbondante acqua salata per 5 minuti, scola e impiatta guarnendo con fiori eduli.

 

 

Passatelli con cime di rapa

Passatelli con cime di rapa

I passatelli primo piatto tipico dell’ Emilia Romagna, Umbria e Marche, un piatto semplice ma ricco di sapore in costante equilibrio tra asciutti o in brodo?

Personalmente li preferisco asciutti, non amo i piatti in brodo, e se di una ricetta esiste la variante asciutta la preferisco.

Nella mia versione ti propongo il contrasto tra il sapore tendenzialmente dolce del passatello, la cima di rapa saltata in padella leggermente amara e con quel tocco di sapidità dato dall’acciuga.

Per bilanciare sapori così decisi avevo bisogno di un vino delicato ma con aromi decisi, la scelta lo Scalabrone di Marchesi Antinori piacevole Rosato della zona di Bolgheri in Toscana.

Cabernet Sauvignon, Merlot ed una parte di Syrah compongono questo vino deciso, caratteristica che contraddistingue le etichette prodotte nel territorio.

Tenuta Guado al Sasso a Bolgheri è la proprietà dove si vinifica questo Rosaro, in alta Maremma a circa 100 km da Firenze, 320 ettari vitati in una zona rinominata come anfiteatro bolgherese, nome dovuto alla sua conformazione.

Bolgheri una denominazione relativamente giovane, ma da anni oramai punto di riferimento italiano nel panorama vitivinicolo internazionale.

Un terreno ricco e sabbioso che nel calice si trasforma in una piacevole sapidità, al naso si riconosco l’aroma di ciliegia e piccoli frutti rossi, tendenzialmente freschi.

Ingredienti per 4 persone:

  • 180 gr di pane grattugiato
  • 180 gr di Parmigiano Reggiano
  • 2 uova
  • 400 gr di cime di rapa
  • 1 spicchio d’ aglio
  • 4 acciughe
  • Noce moscata qb
  • Olio evo
  • Sale

Procedimento:

Prepara i passatelli, in una ciotola versa le uova, il pane grattugiato, Parmigiano Reggiano, la noce moscata, aiutandoti con un cucchiaio inizia ad impastare fino ad ottenere un composto compatto.

Trasferisci l’impasto sulla spianatoia e lavora con le mani, deve risultare un panetto compatto, avvolgi con pellicola e fai riposare in frigo anche tutta la notte.

Lava le cime di rapa e privale della costa centrale, questa operazione vale per le foglie più grandi, per quel che riguarda le foglie piccole sono molto tenere e non è necessario.

Porta a bollore abbondante acqua salata, fai cuocere le cime di rapa per circa un minuto, scola e fai raffreddare in una ciotola con acqua e ghiaccio, questa operazione bloccherà la cottura e manterrà il colore verde delle foglie.

In una padella versa un filo d’olio, aggiungi aglio e acciughe fai rosolare e sciogliere le acciughe, taglia le cime di rapa più grandi a pezzi mentre lascia intere le foglie e le cime più piccole.

Salsa in padella con l’aglio e le acciughe, lascia insaporire.

Ora con l’aiuto di uno schiaccia patate creiamo i passatelli, inserisci l’impasto al suo interno, schiaccia e quando avrai ottenuto raggiunto la lunghezza di 5 o 6 cm taglia con un coltello.

Fai cuocere i passatelli in acqua salata per 2 minuti, quindi scolali con l’aiuto di una schiumarola, fai saltare con le cime di rapa e servi ben caldo.

 

 

Merano Wine Festival 2022

Merano Wine Festival 2022

Merano Wine Festival 2022 edizione 31^, il tema e filo conduttore di questa edizione è la sostenibilità, argomento per fortuna molto sentito negli ultimi anni, di cui si parla spesso e si cerca sempre di più di fare per raggiungere dei risultati.

Respiro e grido della terra il life motive che anima Merano Wine Festival 2022 in scena dal 4 all’8 novembre nel cuore della città Alto Atesina, passato, presente e futuro uniti in un tema, una manifestazione, un pensiero, con la consapevolezza di quali sono le proprie radici, individuando però la strada da intraprendere e seguire.

MWF22

Incontri e approfondimento su temi importanti come la mancanza d’acqua, l’ innovazione e sicurezza alimentare e creazione di una filiera sempre più sostenibile, fino ad arrivare alla certificazione vitivinicola. Dimostrazione pratica di tutto ciò attraverso l’approfondimento di alcuni casi come ad esempio Abruzzo Sostenibile.

A come Arte, è impossibile partecipare al Merano Wine Festival e non pensare all’arte, ci si ritrova catapultati all’interno di palazzi stupendi, con sale che trasmettono bellezza artistica da ogni centimetro.

Molte le iniziative durante la manifestazione anche appunto sul tema arte, la partnership con Merano Arte che ospita un’anteprima di MWF in collaborazione con Casabella New Italian Wineries and Architecture.

Anche uno sguardo all’arte mixology, martedì 8 novembre otto bartender provenienti da tutta Italia si sfideranno utilizzando gli ingredienti della mistery box The WineHunter per il The WineHunter Globe Platinum, titolo di miglior Bartender Cocktail, miglior Basterder Drink e miglior locale d’Italia.

Come ogni edizione un ricco carnet di eventi, tra talks, ben 12 masterclass, show cooking, presentazioni di libri e il fuori salone Red Wave che anima la deliziosa città che è Merano.

Oltre 700 prodotti selezionati e premiati con il The WineHunter Award dalle commissioni della manifestazione, che possono essere degustati all’interno del Kurhaus e della Gourmet Arena, da non dimenticare inoltre le oltre 330 etichette presenti a The WineHunter Area.

Gusta de Gusta MWF22

Ho visitato, perlustrato, assaggiato vini e prodotti nel Kurhaus e limitrofi per due giorni, per quella che per me è la manifestazione più bella dell’anno. Il clima che si respira, la location, le proposte e gli eventi creano l’atmosfera perfetta, quella dei grandi eventi, quella che non delude mai.

Sabato mattina 10.30 arrivo alla manifestazione e con una certa gioia vedo una fila interminabile di persone che pazientemente attende di entrare, da qualche anno per i motivi che tutti sappiamo gli eventi o erano contingentati o proprio non venivano organizzati, sempre più aria di normalità.

Tuttavia perlustrando sale e postazioni si faceva sempre più forte la convinzione che per questa edizione non avrei parlato di singole realtà, ma di Consorzi e di progetti comuni.

Mi occuperò di spiegare alcune realtà che conosco bene, perché del mio territorio, ma anche altre di cui fino alla mia visita a Merano avevo solo sentito parlare.

Consorzio Roma Doc

Consorzio Roma DOC
Consorzio Roma DOC

Per questa giovane realtà è il primo anno a Merano Wine Festival, un consorzio nato nel 2011, ma si percepisce la grinta con la quale si presenta in questa manifestazione  parlando con il presidente Tullio Galassini.

Un Consorzio che festeggia a Merano il milione di bottiglie prodotte e i 7 anni dall’istituzione della DOC Roma.

Un po’ di dati: 175 ettari vitati, 1516000 bottiglie prodotte, molti gli investimenti in termini di filiera da parte del consorzio e grade soddisfazione per la risposta positiva della ristorazione all’inserimento in carta dei vini della Doc Roma.

Circa 80 aziende fanno parte del Consorzio, si estendono su di un terreno che è un ‘alternarsi di colline e pianure, altitudine varia tra 0-600 mt, la presenza del mare, dei venti e dell’esposizione a sud creano un micro clima perfetto per la realizzazione di vini anche strutturati.

Vengono coltivate molteplici varietà a bacca rossa e bianca come: Aglianico, Aleatico, Bellone, Barbera, Greco bianco, Greco nero, Moscato di Terracina ecc, la produzione è regolamentata da disciplinare che ne delimita l’area di produzione, indicata così come segue: la zona centrale del Lazio fino ai territori litoranei, Colli Albani, Colli Prenestini e la Sabina Romana.

HEVA Heroes of Europe: Volcanic Agriculture

Consorzio Il Soave
Consorzio Il Soave
Consorzio Tutela Vino Lessini Durello
Consorzio Tutela Vino Lessini Durello
Consorzio Formaggio Monte Veronese DOP
Consorzio Formaggio Monte Veronese DOP
Union of Santorini cooperatives- Santo Wines
Union of Santorini cooperatives- Santo Wines

Cosa hanno in comune le realtà elencate qui sopra? Il terroir, sono tutte produzioni su suolo Vulcanico, ha preso il via a maggio il progetto HEVA, programma che per i prossimi tre anni vedrà la collaborazione di quattro realtà distanti tra loro anche migliaia di km, ma con molto in comune.

  • Il Soave vino bianco fermo che trae appunto dal suolo vulcanico a est di Verona molte delle sue caratteristiche sensoriali, come la mineralità;
  • Lessini Durello vino spumante prodotto con uva Durella nel territorio vulcanico che unisce Verona e Vicenza, anche qui note dure appunto e minerali la fanno da padrone;
  • Formaggio Monte Veronese DOP prodotto in Lessinia la fascia montana a nord di Verona che si estende dal Lago di Garda fino al confine con la vicina Vicenza;
  • Santo Wines è l’unione delle cantine che producono vino sull’isola vulcanica di Santorini in cui la viticoltura trovò radici ben 3500 anni fa;

Realtà con diversi punti in comune, dicevamo il suolo vulcanico, ma anche tutte realtà affermate e conosciute singolarmente, che hanno deciso di “fare squadra” per crescere, comunicare assieme un terroir, creando sinergia, e quindi energia, come la forza che sprigiona un vulcano.

Approdano anche al Merano Wine Festival 2022 insieme, presentando progetto e i loro prodotti assieme, quale vetrina migliore per un progetto internazionale.

Ai piedi dei vulcani si è sempre sviluppata un’attività molto produttiva, il terreno ricco di nutrimenti ha sempre condotto l’uomo verso l’agricoltura così detta “eroica”, pericolosa e difficile.

 

 

 

 

 

Samosa d’agnello

Samosa d'agnello

Adoro cucinare cibo etnico, mescolare e provare spezie e abbinamenti, oggi ho voluto pubblicare i samosa d’agnello deliziosa preparazione che è un piatto tipico in diversi paesi del Continente Indiano, come India e Sri Lanka.

In genere si tratta di uno street food vegetariano, ma io oggi ho voluto unire la carne d’agnello con la tanto amata zucca, trovo che questa ortaggio abbinato alle spezie si esalti ancora di più.

In pratica i samosa sono croccanti triangoli di pasta ripieni, io per la mia ricetta ho utilizzato la pasta fillo perché volevo dare quella sensazione sfogliata al morso.

Quando ho ricevuto i prodotti per la collaborazione con Saclà e ho visto la nuova Salsa alla Thai si è accesa la lampadina.

Trovo che questa salsa dal gusto agro-piccante sia ideale da abbinare a questo piatto perché smorza il gusto dell’agnello e si abbina perfettamente alla dolcezza della zucca.

Ingredienti per circa 8 samosa:

Procedimento per preparare i samosa d’agnello:

Per prima cosa taglia a pezzetti la polpa d’agnello, sbuccia e taglia finemente la cipolla, priva la zucca della scorza e taglia a cubetti.

In una padella fai scaldare un filo d’olio, soffrigi la cipolla, aggiungi l’agnello e fai rosolare per bene.

Dopo qualche minuto aggiungi la zucca, aggiusta di sale e fai cuocere coperto per circa 30 minuti a fuoco basso, a metà cottura aggiungi tutte le spezie, mescola di tanto in tanto e se serve aggiungi dell’acqua.

Il risultato finale dovrà essere un composto asciutto, la zucca sarà in pratica sfaldata amalgamata con la carne. Lascia raffreddare.

Su un foglio di carta forno adagia dei rettangoli di pasta fillo, il lato deve essere 8 cm, per ogni rettangolo 2 fogli di pasta fillo, spennella ogni foglio con olio evo, in modo da farli aderire bene.

Nell’angolo inferiore adagia un po’ di farcia e inizia ad arrotolare i samosa lato per lato, fino ad ottenere un triangolo, spennella con olio evo e cospargi con semi di sesamo, inforna a 190° per circa 20 minuti, o comunque fino a che saranno ben dorati.

Servi tiepidi con salta alla Thai.

Crostata d’autunno

Crostata d'autunno

Autunno voglia di calore e di sapori che creano magia, che ne dici di una crostata autumn mood?

Il mio lavoro come food blogger mi porta spesso a collaborare con molte belle realtà italiane, oggi ti parlo di ben tre di loro mentre ti spiego questa crostata semplice ma molto bella.

Oltre ad essere una food blogger sono una Cesarina wine expert, faccio parte di questa grande famiglia di cuochi, e aggiungerei anche intrattenitori, che accogliendo gli ospiti nelle loro case tramandano ricette e tradizioni.

Raccontiamo attraverso i nostri piatti la storia del territorio in cui abitiamo, rendendo così il turista partecipe e parte integrante del nostro mondo.

Far parte di un progetto così bello come quello de Le Cesarine non poteva che portare a collaborazioni speciali, come quella iniziata a settembre con Agugiaro & Figna Molini spa farine 100% italiane, vanta una lunga storia produttiva, il molino nasce nel 1831 e oggi è leader mondiale nel settore dei prodotti sfarinati.

Grazie a questa collaborazione il logo dell’associazione sarà presente sulle confezioni delle sei tipologie di farine della linea Alta Cucina, la definirei una doppia certificazione di garanzia.

La marmellata di Bibbiana…

Raccontare i piatti ma anche il proprio territorio, per questo in questa crostata ho voluto utilizzare la marmellata di mele e fiori di sambuco di Bibbiana, amica conosciuta nella bellissima Lessinia, per la precisione a Cerna.

Una persona che con il suo lavoro e la passione per il territorio conserva alcune colture antiche che esalta con le sue preparazioni, di cui però ti parlerò in modo più approfondito in un articolo successivo.

Per ora ti voglio parlare della marmellata che ho deciso di impiegare per la ricette, dolce sì ma non troppo e comunque senza zuccheri aggiunti.

Sappiamo infatti che per le marmellate è importante utilizzare marmellate o confetture con poco zucchero per evitare fuoriuscite durante la cottura.

In questa marmellata si sente la mela frutto principe dell’autunno ma anche l’inconfondibile profumo del sambuco, che in un attimo fonde primavera e autunno in un tutt’uno.

Infatti Bibbiana per preparare questo nettare unisce letteralmente le due stagione, raccoglie i fiori di sambuco e li conserva fino a quando le mele sono mature per essere utilizzate.

Ingredienti per uno stampo da 20 cm:

Procedimenti per preparare la crostata d’autunno:

Nella ciotola della planetaria versa la farina, il burro freddo a tocchetti e lo zucchero, inizia lavorare gli ingredienti con il gancio a foglia fino ad ottenere un composto sabbiato.

Aggiungi l’uovo e continua ad impastare fino ad ottenere un impasto omogeneo, lavora velocemente con le mani, avvolgi con pellicola e lascia riposare in frigo per un’ora.

Sulla spianatoia adagia un foglio di carta forno leggermente infarinato, con il mattarello stendi l’impasto fino ad ottenere uno spessore di 4 o 5 mm.

Rivesti lo stampo da crostata, io uso stampi antiaderenti e con fondo removibile, quindi non c’è bisogno di imburrare lo stampo. Fai aderire bene la frolla nelle scanalature e rifila la pasta in eccesso.

Con la forchetta buca in più punti la frolla, versa la marmellata e livella con un cucchiaio. Stendi la pasta frolla avanzata e ricava con degli stampi delle foglie da appoggiare sulla torta.

Se non hai gli stampi a forma di foglia puoi utilizzare qualsiasi altro stampo, oppure ricavare delle strisce per l’intreccio classico.

Spolvera con cannella e inforna a 185° per circa 35 minuti, quindi lascia raffreddare e sforma la torta.

 

Vini ancestrali o rifermentati in bottiglia

Inconfondibile metodo ancestrale e rifermentati in bottiglia

Il ritorno al lavoro dopo le vacanze porta con se una lieta novella, ad ottobre torna Inconfondibile Festival, manifestazione che promuove la conoscenza dei vini prodotti con metodo ancestrale e rifermentati in bottiglia.

Più precisamente domenica 23 lunedì 24 ottobre al The Westin Palace di Milano, una due giorni di assaggi, conoscenza e comprensione di vinificazione che si può definite anche solo utilizzando la parola naturale, col fondo, sur lie o sui lieviti che dir si voglia.

Una manifestazione intera che celebra tecniche secolari, metodi che se inventati oggi sarebbero etichettati come “amici dell’ambiente”, quando l’antico è più attuale che mai. Parliamo di vini che hanno un potenziale evolutivo immenso, ma allo stesso tempo sono vini sinceri, che stupiscono anche senza tanti fronzoli.

Ho partecipato a Inconfondibile per la prima volta nel 2021, per me è stato anche il primo vero approccio con questo mondo, che da subito si è rivelato una dimensione fatta di belle realtà e grandi sinergie tra produttori. Aziende che oltre a produrre vino in modo naturale, fanno vivere la loro azienda in modo eco, anche attraverso la produzione di prodotti come il miele  o addirittura l’allevamento del baco da seta.

Persone, aziende che sono state capaci di creare sinergie e collaborazioni, perché alla fine l’unione fa la forza, come tanti tasselli che si incastrano l’uno con l’altro. Un mondo che se vogliamo non è influenzato dalle mode che indirizzano i mercati in determinate direzioni. Perché sappiamo benissimo che anche il vino può essere moda, addirittura la forza di un mercato può chiedere varianti o modifiche alla struttura di un vino.

Metodo Ancestrale

Se vogliamo il Metodo Ancestrale è il capostipite della bolla, definiti anche vini ribelli, vini che alla beva hanno un corpo, non parlo di grado alcolico, ma di consistenza.

Al contrario i Pet Nat (altro modo per definire gli ancestrali) non sono caratterizzati da grado alcolemico elevato, vini torbidi perché molto spesso al loro interno contengono ancora lieviti, una bassa pressione che regala al palato una bollicina sottile e delicata.

Il Metodo Ancestrale si basa su una sola fermentazione, che avviene in parte in tini e successivamente in bottiglia. Quando gli zuccheri non sono del tutto esauriti il vino viene imbottigliato, l’anidride carbonica al termine della fermentazione rimane all’interno della bottiglia, il vino diventa così frizzante.

Rifermentati in bottiglia

Come descrivere in modo semplice un vino rifermentato in bottiglia… come dire un Metodo Classico non sboccato, e quindi senza l’aggiunta del liquor de expedicion cosa che avviene invece per il famoso Champenoise.

Vini freschi di facile beva, ma che sanno regalare grandi sensazioni anche grazie ai lieviti presenti all’interno della bottiglia.

Come per il Metodo Classico avvengono due fermentazioni, il vino viene imbottigliato e fatto rifermentare in bottiglia, ovviamente mediante il controllo della temperatura.

E’ da dire che all’assaggio la differenza tra Metodo Ancestrale e Rifermentato in Bottiglia non è facile da cogliere, serve un palato molto allenato. Per questo e per fortuna aggiungo esistono manifestazioni come Inconfondibile, per approfondire e capire tecniche, differenze e cosa ancor più importante conoscere di persona chi il vino lo produce.

Non so se le spiegazioni ti sono sembrate complete, ma questo è anche il modo in cui penso di descrivere il vino nel mio blog, in modo essenziale e senza entrare in tecnicismi, stuzzicare la tua attenzione quel tanto per approfondire l’argomento durante la manifestazione o direttamente in cantina.

Di seguito qualche foto dell’edizione 2021:

Inconfondibile festival 2021
Inconfondibile festival 2021
Cantina Iseldo Maule
Cantina Iseldo Maule
Bigagnoli Wines
Bigagnoli Wines

Risotto con i fichi

Risotto_con_i_fichi_e_speck

Il pieno della  stagione estiva porta con se la maturazione di un frutto dalla polpa dolce, ma che rilascia al palato delle sensazioni di croccantezza, grazie ai suoi micro semi, oggi prepariamo assieme il risotto con i fichi.

Ne esistono molte varietà, solo in Italia circa 24, differenti per colore e sapore, ma anche il momento in cui maturano non è lo stesso. Bianchi o neri sta a te trovare il tuo preferito, io per preparare il mio risotto ho utilizzato i fichi neri, piccoli dalla polpa rossa, dolci come caramelle.

Se devo essere sincera i miei erano deliziosi anche perchè arrivano direttamente dalla mia pianta, ma sono sicura che anche tu ne troverai di deliziosi dal tuo fruttivendolo.

Proprio per la loro dolcezza i fichi, come altri frutti, non possono essere consumati dalle persone diabetiche, anche se ragionando su questo si potrebbe dedurre che seguendo la stagionalità del prodotto una persona li potrebbe consumare un mese su dodici.

Sono sempre più convinta che seguire la stagionalità dei prodotti sia la via più giusta e sana.

Ingredienti per quattro persone:

  • 360 gr di riso carnaroli
  • 200 gr di fichi neri maturi
  • 200 gr speck morbido a fette spesse mezzo cm
  • 150 gr Morlacco del Grappa
  • Brodo vegetale circa 1 lt (sedano, carota, cipolla)
  • Olio evo
  • Pepe bianco
  • Sale

Procedimento per il risotto con i fichi:

Per prima cosa una premessa, per preparare i risotti utilizzo il carnaroli, perché credo tenga bene la cottura e che quindi la resa del piatto sia migliore, se vuoi puoi utilizzare tranquillamente il vialone nano.

Per prima cosa prepara il brodo vegetale, con sedano carote e cipolla, credo non servano altre indicazioni in merito.

Lava bene i frutti e taglia i fichi in due parti, elimina il picciolo, in una casseruola fai scaldare un filo d’olio evo. Versa i fichi nella casseruola e fai cuocere per circa 30 minuti a fuoco dolce, se serve aggiungi dell’acqua.

Io preparo i fichi mantenendo la buccia perché è ricca di fibre che fanno bene al nostro organismo. Quando i fichi saranno cotti frulla con frullatore a immersione, mantieni in caldo.

Taglia lo speck a listarelle e fai saltare in padella un paio di minuti senza aggiunta di grassi o sale.

In una casseruola dai bordi alti e ben calda, versa il riso e fai tostare un paio di minuti a fuoco vivo e senza aggiungere grassi, toccando il riso deve essere ben caldo e dal colore bianco intenso.

Aggiungi tre mestoli di brodo ben caldo e la purea di fichi, mescola continuamente, questo renderà il risotto cremoso. Dopo qualche minuto aggiungi lo speck e dell’altro brodo, continua a mescolare e ad aggiungere brodo fino a cottura ultimata, circa 16 o 18 minuti.

Spegni la fiamma, aggiungi il morlacco tagliato a piccoli dadini e mescola energicamente, copri con un canovaccio e lascia riposare per un paio di minuti.

Impiatta il tuo riso che sarà molto cremoso.

Tartare estiva

Tartare di manzo

Anche quest’anno è arrivato il caldo, il desiderio di cibi freschi e veloci da preparare è più vivo che mai. Per questo oggi ti lascio la ricetta della mia tartare di manzo, anche molto carina come presentazione.

Cosa molto importante, quando si parla di cibo da consumare crudo, è avere un fornitore di fiducia, che proponga al pubblico ingredienti di prima scelta e da filiera controllata.

Nel mio caso quando si parla di carne la mia scelta è sempre Macelleria Gastronomia Melotto, a Isola Rizza paese dove abito. Per questa ricetta su suo consiglio è stata utilizzata dell’ ottima fesa di Chianina certificata.

Polpa magra ma tenera, importante per la preparazione della tartare il fattore tempo, dopo la preparazione a coltello o a macchina la carne deve essere consumata nel più breve tempo possibile.

Ricetta interessante per antipasto, vedi l’impiattamento mio di oggi, ma anche come secondo abbinato a una buona porzione di verdure e qualche crostino.

Abbinamento vino:

Anche se fa caldo non può mai mancare un calice di buon vino. Basta solamente ponderare la scelta e non prediligere vini troppo “pesanti”, concedetemi il termine.

Reduce da un’ evento sul Lago di Garda dedicato ai vino del Garda DOC ti propongo lo Chardonnay della cantina Baroldi Diego,  a Gargnano piccolo comune sulla sponda bresciana del famoso lago del nord Italia. La cantina avviata nel 2015 è guidata da Diego che dopo aver conseguito la laura in Enologia nel 2004 ha maturato esperienza in importanti realtà del territorio.

L’evento che si è svolto lo scorso week end nella bellissima Lazise è Garda Wine Stories, una due giorni di degustazioni e banchi d’assaggio decicate ai vini del territorio del Garda. Perché si conosce al meglio un prodotto conoscendo anche il territorio in cui nasce e esce.

Di norma avrei abbinato a una tartare di manzo un vino rosso non troppo strutturato, ma quando ho assaggiato Disidoro ho subito pensato potesse sostenere l’abbinamento con carne rossa,

I sentori fruttati ma delicati, la leggera nota sapida e la persistenza al palato lo rendono adatto ad accompagnare questa ricetta, composta da carne rossa, ma anche verdura di stagione e una salsa fresca e leggera.

Ingredienti per 4 persone:

  • 400 gr di tartare di fesa di Chianina
  • 2 zucchine
  • 2 scalogno
  • Olio evo
  • Erba cipollina qb
  • Sale
  • Pepe bianco

per la salsa tzatziki

  • 100 gr yogurt greco
  • 1 cetriolo fresco di medie dimensioni
  • 1 spicchio d’aglio
  • 5 foglie di menta
  • Olio evo
  • Sale

Preparazione della tartare di manzo:

Lava il cetriolo e taglia con una grattugia a julienne, lascia sgocciolare per 10 minuti nello scola pasta in modo che venga eliminato il liquido in eccesso.

Trita finemente lo spicchio d’aglio e le foglie di menta, in una ciotola versa yogurt, cetrioli, aglio, menta, un filo d’olio evo e sale, mescola bene e conserva in frigo.

Prepara le zucchine, lava e taglia a strisce sottili le zucchine, trasferisci in una pirofila e aggiusta di sale, cuoci in microonde per 1 minuto alla massima potenza.

Su un foglio di carta da forno adagia  quattro fette di zucchina leggermente sovrapposte, schiaccia con un mattarello in modo da fissare le fette tra di loro.

Nel mixer trita lo scalogno con un filo d’olio, sale e pepe, versa la carne in una ciotola, aggiungi il trito e amalgama bene con un cucchiaio.

Distribuisci la tartare sulle fette di zucchina, arrotola per formare una sorta di cilindro, guarnisci con la salsa che avrai conservato in frigo, aggiungi erba cipollina tritata.

 

 

 

Cubi di mortadella e crepe

Cubi di mortadella e crepe

Idea veloce e molto semplice per risolvere il fardello stuzzichino aperitivo, poi la mortadella piace a tutti!

Quando improvvisamente sai che  tocca a te preparare aperitivo per parenti ed amici che tra poco arriveranno a casa tua hai bisogno di un’ idea semplice, veloce ma saporita e d’effetto.

La ricetta che ti spiego oggi è veramente semplice, perché le crepe sono veramente facili da preparare e anche velocissime.

Anzi se sai in anticipo di dover preparare i cubi di mortadella alla sera puoi preparare il composto per le crepe il mattino e lasciarlo in frigo. Al momento dell’utilizzo dovrai solo dare una bella mescolata prima iniziare a creare le crepe.

Questa ricetta è l’esempio che a volte in cucina non serve impiegare molto tempo per preparare qualcosa di buono e sfizioso, anche con pochi ingredienti a disposizione.

Se non hai i cetriolini in casa li puoi tranquillamente sostituire con delle olive o delle cipolline in agro dolce.

Ingredienti per 6 persone:

  • 2 uova
  • 170 gr farina 00
  • 340 ml latte intero
  • 20 fette di mortadella (sottile)
  • Cetriolini in agrodolce
  • Burro

Procedimento per i cubi di mortadella e crepe:

In una terrina rompi le uova e versa il latte, sbatti velocemente con una forchetta.

Setaccia la farina all’interno del composto di uova/latte e mescola bene con una frusta, non ci devono essere grumi.

Copri con pellicola e fai riposare in frigo per 30 minuti.

Scalda la padella sul fuoco e sciogli al suo interno una piccola noce di burro, versa un mestolo di composto per crepe, ruota la padella in modo che il liquido si distribuisca bene, cuoci ogni crepe due minuti per lato.

Continua fino a quando non avrai finito la pastella, ricaverai circa 12 crepe. Lascia raffreddare.

Ora devi formare una sorta di lasagna, alternando una crepe e due fette di mortadella, taglia ricavando dei cubi grandi cm 2,5×2,5.

Guarnisci ogni cubo con una fetta di cetriolo agrodolce e servi.